POESIE DOMUS POETICA MESE X MESE

DICEMBRE 2016

 

La verità vi prego sull’amore
Dicono alcuni che amore è un bambino
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo
e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no.

Assomiglia a una coppia di pigiami
o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno
o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.

I manuali di storia ce ne parlano
in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato
sul retro degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un alsaziano a dieta
o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?

La verità grave, vi prego, sull'amore. 


Sono andato a guardare nel bersò
lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead,
e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo,
o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio
e non era nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta
o là sul bus mi pesterà un piede? 

 

W.H. Auden


NOVEMBRE 2016

 

Il gatto in un appartamento vuoto

 

Morire-questo a un gatto non si fa.

Perché cosa può fare il gatto

in un appartamento vuoto?

Arrampicarsi sulle pareti.

Strofinarsi tra i mobili.

Qui niente sembra cambiato,

eppure tutto è mutato.

Niente sembra spostato,

eppure tutto è fuori posto.

E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,

ma non sono quelli.

Neanche la mano che mette il pesce nel piattino

non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia

alla sua solita ora.

Qualcosa qui non accade

come dovrebbe.

Qui c’era qualcuno, c’era,

e poi d’un tratto è scomparso

e si ostina a non esserci. 

 

In ogni armadio si è guardato.

Sui ripiani si è corso.

Sotto il tappeto si è controllato.

Si è perfino infranto il divieto

di sparpagliare le carte.

Che altro si può fare.

Aspettare e dormire.

Che lui provi solo a tornare,

che si faccia vedere.

Imparerà allora

che con un gatto così non si fa.

Gli si andrà incontro

come se proprio non se ne avesse voglia,

pian pianino,

su zampe molto offese.

E all’inizio niente salti né squittii.

 

Wislawa Szymborska (1993)


OTTOBRE 2016 

 

Il dolore (L’oblio sotto la pianta)

Sedicesimo

Tutto viene pensato nel silenzio, quando decidi che non ci

sarà un supermercato o una spesa di routine

a distrarre l’ordine impostato;

la radio spenta del vicino decreta i ritmi allontanando qualche resistenza, più che un vulcano che ti esplode dentro,

è la minuzia ricorrente del cerino che accende sigarette.

Ed è l’incesto tre il tempo delle feste e quello del declino,

come intuire che in ogni sguardo sia un presente

con la sapienza fosca del destino.

 

Massimo Daviddi (2005)


SETTEMBRE 2016

 

Da una pagina di Bereshit Rabba

Il chiasso di tre cose

va per il mondo sopra oceani, nevi,

terre di siccità e risaie:

e nessuna membrana dell’udito

lo cattura, il chiasso di tre cose.

Il chiasso del sole che va per il cielo,

il chiasso della pioggia

quando il vento la stacca dalle nuvole

e il chiasso dell’anima

da un corpo che la sputa.

 

Erri de Luca “Opera sull’acqua e altre poesie” (2002)


AGOSTO 2016

Della bellezza

Sotto la tenda degli alberi

Guizza, affannato,

un brulichio di viventi.

In alto, la sfumata perfezione

Dell’orizzonte.

 

Così, scaglie aspre d’esistenza

Dormono nel tuo sorriso.

 

Sta con noi il lampo dell’apparenza.

La terra ruota, imperturbata,

tra le stelle.

 

Antonio Prete “Se la pietra fiorisce”(2012)


LUGLIO 2016

Au Lecteur

La sottise, l'erreur, le péché, la lésine,
Occupent nos esprits et travaillent nos corps,
Et nous alimentons nos aimables remords,
Comme les mendiants nourrissent leur vermine.

Nos péchés sont têtus, nos repentirs sont lâches;
Nous nous faisons payer grassement nos aveux,
Et nous rentrons gaiement dans le chemin bourbeux,
Croyant par de vils pleurs laver toutes nos taches.

Sur l'oreiller du mal c'est Satan Trismégiste

Qui berce longuement notre esprit enchanté,
Et le riche métal de notre volonté
Est tout vaporisé par ce savant chimiste.

C'est le Diable qui tient les fils qui nous remuent!
Aux objets répugnants nous trouvons des appas;
Chaque jour vers l'Enfer nous descendons d'un pas,
Sans horreur, à travers des ténèbres qui puent.

Ainsi qu'un débauché pauvre qui baise et mange
Le sein martyrisé d'une antique catin,
Nous volons au passage un plaisir clandestin
Que nous pressons bien fort comme une vieille orange.

Serré, fourmillant, comme un million d'helminthes,
Dans nos cerveaux ribote un peuple de Démons,
Et, quand nous respirons, la Mort dans nos poumons
Descend, fleuve invisible, avec de sourdes plaintes.

Si le viol, le poison, le poignard, l'incendie,
N'ont pas encor brodé de leurs plaisants dessins
Le canevas banal de nos piteux destins,
C'est que notre âme, hélas! n'est pas assez hardie.

Mais parmi les chacals, les panthères, les lices,
Les singes, les scorpions, les vautours, les serpents,
Les monstres glapissants, hurlants, grognants, rampants,
Dans la ménagerie infâme de nos vices,

II en est un plus laid, plus méchant, plus immonde!
Quoiqu'il ne pousse ni grands gestes ni grands cris,
Il ferait volontiers de la terre un débris
Et dans un bâillement avalerait le monde;

C'est l'Ennui! L'oeil chargé d'un pleur involontaire,
II rêve d'échafauds en fumant son houka.
Tu le connais, lecteur, ce monstre délicat,
— Hypocrite lecteur, — mon semblable, — mon frère!

 

 Charles Baudelaire "Les fleurs du mal" (1857)


GIUGNO  2016

Non chiederci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato

l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco

lo dichiari e risplenda come un croco

perduto in mezzo ad un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,

 agli altri e a sé stesso amico,

e l’ombra sua non cura che la canicola

stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,

sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. 

 

Eugenio Montale "Ossi di seppia" (1923)